Misurare la circolarità: dall’UNI una norma ad hoc

Misurare la circolarità
Misurare la circolarità

(Misurare la circolarità: dall’UNI una norma ad hoc)

La sfida

Il cambio di paradigma da una economia che sfrutta le risorse del pianeta depauperandolo a un’economia dove le risorse devono essere in grado di rigenerarsi, deve essere il più veloce possibile per garantire la sopravvivenza. Questo passaggio verso un’economia circolare richiede una progettazione del prodotto più intelligente e accurata in maniera che duri nel tempo e sia riparabile, riciclabile e riutilizzabile almeno in parte. È, pertanto, richiesta una grande capacità di innovazione da parte di chi produce, ma anche disponibilità a diffondere e condividere esperienze e conoscenze. Le imprese sono al centro di questo cambiamento perché sono il fulcro dell’economia. Ma per evitare il rischio di greenwashing, è necessario che i criteri di valutazione dei requisiti sul carattere circolare delle attività economiche, siano non solo chiari, ma determinati e, soprattutto, misurabili. Inoltre, devono comprendere tutte le dimensioni della sostenibiltà: ambientale, economica e sociale. E, se da una parte, chi produce deve essere in grado di misurare la circolarità di un prodotto che immette nel mercato per poi poter veramente evidenziarne la sua sostenibilità, dall’altra parte il consumatore deve aver chiaro questo processo per poter effettuare le sue scelte in modo adeguato, responsabile e senza inganni. Solo così l’impegno virtuoso di chi produce e quello profuso del consumatore attento all’ambiente diventano chiari e, incontrandosi, concretizzano la circolarità di questo nuovo modello economico al quale non è più possibile sottrarci.

 

Il supporto della normativa tecnica

Tuttavia, la transizione verso l’economia circolare non muove i suoi passi solo grazie al buonsenso di chi produce. Occorre un nuovo sistema di strumenti regolatori ed economici e servono norme e strategie adeguate per misurare la circolarità. Questa misurazione è un requisito indispensabile perché porta a una trasparenza maggiore sia per il mercato stesso che nei confronti del consumatore finale. A novembre dello scorso anno è stata elaborata dal ministero della Transizione ecologica la “Strategia nazionale per l’economia circolare” che ha introdotto le norme tecniche di settore. Si tratta di un programma che si è avvalso del supporto di Ispra e del contributo di Enea. Inserita nel Pnrr, la strategia definisce nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime e seconde, per estendere la responsabilità del produttore e del consumatore, per definire la diffusione di esperienze e per supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e target misurabili da qui al 2040. Un capitolo di questo documento riguarda la “Misura e il monitoraggio della circolarità” che cita le norme italiane ed internazionali in corso di sviluppo sull’economia circolare. I documenti normativi in questione sono la serie ISO 59000 e le UNI/TS 11820 e UNI/TR 11821. Abbiamo chiesto a Claudio Perissinotti Bisoni (nella foto), Technical Project Manager della divisione Innovazione e Sviluppo di UNI di fare chiarezza.

 

Misurare la circolarità: perché?

Misurare la circolarità di un’organizzazione significa capire la quantità e le tipologie di risorse naturali impiegate, se queste sono rinnovabili, biodegradabili o compostabili se utilizzano imballaggi che si possono smaltire in modo adeguato o riciclare, se vengono utilizzati sistemi di trasporto a basso impatto, se il bene è durevole eccetera.

 

Qual è il valore emergente di questa norma nascente?

Più di uno. Sicuramente coinvolgimento e partecipazione hanno animato il network che si è creato nella fase di progettazione, redazione e consultazione. Il processo di stesura della norma (iniziato a febbraio del 2021) ha coinvolto diversi stakeholder che hanno partecipato in modo volontario. Circa 100 sono le organizzazioni che hanno partecipato al processo di elaborazione della specifica tecnica (imprese, associazioni, istituzioni). Molto importante per noi di UNI è stata la collaborazione con Icesp, la piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare messa a punto proprio per far convergere iniziative, condividere esperienze, evidenziare criticità ed indicare prospettive per rappresentare in Europa le specificità italiane oltre che per determinare azioni concrete sul da farsi.

 

Quanto ha pesato la volontà di tutti gli stakeholder coinvolti di accelerare i lavori per presto giungere alla definizione della norma e quindi alla sua diffusione?

Il gruppo di lavoro “Misurazione della circolarità” della commissione UNI “Economia Circolare” ha ultimato la stesura della specifica tecnica UNI/TS 11820 “Misurazione della circolarità – Metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni”, dopo circa un anno dall’avvio del progetto. Le osservazioni sono state raccolte fino al 20 aprile 2022. Siamo a buon punto. Ora il termine che ci siamo prefissati è di pubblicare la norma nei prossimi mesi estivi. Pubblicheremo prima la norma nazionale e poi quella ISO.

 

A chi è rivolta la specifica tecnica per la misurazione della circolarità?

A qualsiasi organizzazione che fornisce di prodotti e/o eroga servizi. Il documento infatti è applicabile ai livelli micro (singola organizzazione) e meso (gruppo di organizzazioni, inter-organizzazioni, cluster industriali o territoriali, comuni, città, province). È stata inserita anche un’appendice informativa che contiene alcuni indicatori di tipo macro (regioni, paesi) come possibile spunto futuro per l’applicazione del metodo anche ad un livello più alto». Proprio per la complessità e dinamicità dell’economia circolare, è chiaro che questa norma non sarà statica ma sempre in divenire. Questi progressi, derivati anche da azioni di monitoraggio continuo e da scambi proficui di esperienze e soluzioni, devono garantire un miglioramento. «I livelli di circolarità parziali delle singole categorie di indicatori possono essere uno strumento a supporto di una successiva fase di analisi, che può consentire l’individuazione delle aree di miglioramento sulle quali agire». È chiaro che solo il coinvolgimento genera conoscenza e fiducia nel condividere pratiche, soluzioni e capitalizzare anche errori e soluzioni. E la conoscenza genera nuova conoscenza rispondendo sempre a una logica di circolarità che significa anche comparazione e connessione continua.

 

Scheda di sintesi

 

Il documento definisce un set di indicatori applicati a livello macro, meso e micro, atti a valutare, attraverso un sistema di rating il livello di circolarità di una organizzazione o gruppo di organizzazioni.

 

Indicatori di circolarità

L’attuale versione della specifica tecnica include 81 indicatori di circolarità, suddivisi in sei categorie:

  1. risorse materiche e componenti;
  2. risorse energetiche e idriche;
  3. rifiuti ed emissioni;
  4. logistica;
  5. prodotti/servizi;
  6. risorse umane, asset, policy e sostenibilità.

 

Le categorie di indicatori

La suddivisione in tre categorie deve facilitare la compilazione degli indicatori suddividendoli in aree.:

  1. indicatori core devono essere compilati in toto;
  2. indicatori specifici dipendono dalla tipologia di attività dell’organizzazione ed è necessario compilarne almeno il 50%;
  3. indicatori premianti sono facoltativi, ma la loro compilazione può portare ad un contributo extra sul livello di circolarità totale.

 

Come verranno gestiti gli audit per la certificazione

Ciascuna organizzazione, una volta calcolato il livello di circolarità, può valutare la conformità del livello raggiunto, rispetto a quanto previsto dalla specifica tecnica, mediante un’attività di valutazione di:

  • prima parte, cioè un’auto-valutazione a cura della stessa organizzazione;
  • seconda parte, cioè una valutazione a cura del cliente dell’organizzazione interessato a questio livello di circolarità;
  • terza parte, cioè una valutazione a cura di un organismo indipendente, che operi in conformità alla Uni Cei En Iso/Iec 17029, trattandosi della verifica di un’asserzione di circolarità.

 

Principi operativi
  • pensiero sistemico; evidenzia il rapporto tra gli elementi, la loro evoluzione e le connessioni;
  • generazione del valore circolare: considera le attività attraverso cui si può generare valore circolare (per esempio l’utilizzo di materie prime rinnovabili, di risorse idriche ed energetiche in uscita dai processi industriali/civili);
  • ottimizzazione del valore circolare: contribuisce alla gestione efficiente delle risorse grazie all’implementazione di soluzioni efficaci e supporta la gestione sostenibile delle risorse e la loro disponibilità nel tempo;
  • preservazione del valore circolare: comprende le attività attraverso cui si può estendere nel tempo il valore delle risorse e mira alla rigenerazione del valore e al mantenimento del valore nel tempo;
  • collaborazione: mette in risalto la capacità creare reti;
  • innovazione: si prefigge di individuare soluzioni innovative e durevoli per la gestione efficace, efficiente e sostenibile delle risorse;
  • consapevolezza: richiede la produzione di informazioni circa la creazione di valore circolare e la loro condivisione in maniera consapevole;
  • Inclusività come principio cardine in riferimento al «tema sociale» nella sua accezione di non lasciar indietro nessuno.

 

I nove criteri di misurazione della circolarità

  1. Applicabilità
  2. Coerenza
  3. Comparabilità
  4. Trasparenza
  5. Completezza
  6. Tracciabilità
  7. Affidabilità dei dati
  8. Scale spaziali e temporali
  9. Interdipendenze sistemiche

 

 

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