Schierati in prima linea: il ruolo dei Comuni nella transizione ecologica

Comuni transizione ecologica
Comuni transizione ecologica
Compiti, criticità, risorse: ne abbiamo parlato con Antonio Decaro, presidente di Anci e sindaco della città metropolitana di Bari

Il ruolo dei Comuni nella partita della transizione ecologica è duplice: da un lato ricettori di input legislativi, ma anche di esigenze poste dagli stakeholder; dall’altro, incubatori di nuove esperienze e protagonisti attivi del cambiamento. Ma quali sono le nuove sfide poste dal nuovo contesto, anche alla luce della pandemia? E qual è il contributo che possono dare i Comuni? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Decaro, presidente di Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, e sindaco della città metropolitana di Bari.

Ambiente, energia e mobilità sono le criticità per le grandi città. Quali le possibili soluzioni?

Efficienza energetica, mobilità sostenibile ed economia circolare sono i fronti di lavoro più rilevanti per i Comuni. E naturalmente sono temi che stanno a cuore ai sindaci. È indispensabile affrontarli in un quadro complessivo. Credo che la transizione energetica assuma oggi un carattere prioritario. Costituisce indubbiamente un volano di ripresa del Paese, in termini di competitività delle aziende, di incremento produttivo e occupazionale, di riduzione del surriscaldamento e dell’inquinamento dell’aria, di sostenibilità energetica ambientale economica e sociale. Tutti i temi riferiti alla transizione, mobilità compresa, sono, infatti, obiettivi cardine sia della programmazione europea 2021 – 2027, sia del piano nazionale di ripresa e resilienza. Opportunità straordinaria, quest’ultima, che sarà tanto più efficace quanto più operata coordinando il lavoro delle amministrazioni locali con le politiche nazionali e regionali.

 

Digitalizzazione e spostamenti: che impronta sta lasciando l’emergenza sanitaria sul territorio?

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Antonio Decaro, presidente di Anci

 Se un pregio ha avuto, la pandemia, è quello di aver reso chiara a tutti, cittadini e governanti, l’urgenza di cambiare passo: non è più rinviabile garantire in maniera uniforme e a costi accessibili a tutti una connessione stabile e servizi digitali, senza vincoli logistici o organizzativi. Il distanziamento sociale ha reso concrete esperienze fino al Covid ancora solo pionieristiche, come l’attività lavorativa e scolastica da remoto. E se per tutti ladidattica in presenza è un’esigenza irrinunciabile, abbiamo imparato che tante attività quotidiane possono svolgersi in modo perfino più funzionale da remoto. Minori esigenze di spostamento significano minor inquinamento. Possiamo dire che la durissima esperienza del Covid, purtroppo non ancora alle nostre spalle, ci ha imposto di riscrivere le nostre abitudini in senso ecologico e sostenibile, adoperando le opportunità offerte dalla tecnologia. Videoconferenze e monopattini, per dirla in due parole di uso ormai comune. Sono fiducioso faremo tesoro di questa esperienza. Tanti Comuni hanno iniziato da tempo a sperimentare in diverse direzioni: con il ridisegno della mobilità urbana per favorire gli spostamenti in bici e a piedi, immaginando la cosiddetta città “dei 15 minuti”, ripensando la filiera del riciclo, con progetti sul cibo “zero sprechi”.

 

Efficienza energetica degli edifici: quali opportunità per i Comuni dal superbonus al 110%?

Com’è noto non si può accedere a quel beneficio fiscale per l’efficientamento energetico di immobili pubblici. È un peccato: il patrimonio pubblico, a iniziare dall’edilizia residenziale pubblica, avrebbe bisogno di rigenerazione. Abbiamo presentato un emendamento in questo senso e confidiamo venga accolta l’estensione. In generale il superbonus sarà senz’altro un volano per la filiera dell’edilizia, tenendo conto della necessità di non consumare suolo. È fondamentale però semplificare la procedura burocratica necessaria per vedersi riconoscere il beneficio: il rischio, altrimenti, è che gli uffici si paralizzino.

 

Transizione ecologica: come stanno reagendo i Comuni? Che ruolo possono svolgere facendo rete?

L’Anci, che mi onoro di presiedere, è uno dei luoghi principali di scambio di esperienze e confronto di pratiche tra Comuni. Confrontarsi e condividere esperienze virtuose sono direttrici basilari in tema di transizione. Un esempio virtuoso in questo campo è quello delle comunità energetiche, associazioni di cittadini, attività commerciali o imprese per la produzione e la condivisione di energia elettrica da fonti pulite.

 

Anci

L’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), fondata nel 1901, a oggi raccoglie circa 7.300 comuni italiani che, complessivamente, coprono circa il 90% della popolazione. Tra le funzioni svolte: la rappresentanza dei Comuni associati nelle sedi istituzionali (Parlamento, governo, regioni); la promozione di iniziative a sostegno dell’educazione civica della conoscenza delle istituzioni locali e della partecipazione dei cittadini alla vita delle autonomie locali; il supporto agli associati nello studio di temi di competenza della pubblica amministrazione.

Di Anci fanno parte, tra gli altri, Ancitel, società di informatica che si occupa della realizzazione di servizi dedicati agli associati e un centro di documentazione e studi.

All’Anci nazionale fanno capo le Anci regionali.

http://www.anci.it/

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