Energy of things: cooperare riduce i consumi

Energy of things
Energy of things
La piattaforma Equigy , nata dalla collaborazione tra alcuni dei principali operatori di trasmissione europei (Terna per l'Italia), grazie a un approccio decentralizzato e basato su tecnologia blockchain, consente la partecipazione al mercato dei servizi di più sistemi e impianti di diversa taglia, domestici e industriali, distribuiti sul territorio, per modulare e bilanciare le richieste di energia sulla rete

Energy of things: cooperare riduce i consumi

Terna, il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa, da sempre promuove lo sviluppo sostenibile, puntando sull’innovazione tecnologica e sugli investimenti infrastrutturali per abilitare la transizione energetica. Per questo motivo, l’azienda guidata da Stefano Donnarumma ricopre un ruolo istituzionale, centrale e di regista del sistema elettrico italiano nel percorso di raggiungimento degli obbiettivi di decarbonizzazionedecarbonizzazione al 2030.

 

Energy of things
Luca Marchisio, responsabile strategia di sistema di Terna

In questo processo grande peso avrà l’Energy of things: si tratta di un progetto di innovazione che consente a tutti di essere contributori, cioè di cooperare in un’ottica di “demand response”. Grazie a un approccio decentralizzato e basato su tecnologia blockchain, Terna può, ad esempio, intervenire sulla rete quando ci sono consumi eccessivi, “spegnendo” determinati nodi che non sono indispensabili in quel momento. La piattaforma Equigy è gestita da una società dedicata, nata dalla collaborazione tra alcuni dei principali operatori di trasmissione (o TSO) europei e coinvolge gli stakeholder della filiera fino ai piccoli consumatori. È un progetto internazionale che vede protagonista proprio Terna, insieme ad altri gestori di rete come il tedesco-olandese TenneT, lo svizzero SwissGrid e l’austriaco Apg, ai quali si è aggiunto recentemente un secondo operatore tedesco Transnet. Equigy consente la partecipazione al mercato dei servizi di più sistemi e impianti di diversa taglia, domestici e industriali, distribuiti sul territorio, per modulare e bilanciare le richieste di energia sulla rete. «Dobbiamo pensare» spiega Luca Marchisio, responsabile strategia di sistema di Terna «che per il 2050 l’Italia si è posta un target di azzeramento delle emissioni di CO2, ma questo obbiettivo va realizzato in due tempi: un primo step entro il 2030-2035 e un secondo dal 2035 in poi. Gli obiettivi di medio termine possono essere raggiunti attraverso tecnologie che esistono già ed eliminando progressivamente i combustibili fossili per la produzione di energia. Quelli a lungo termine, invece, vanno raggiunti con tecnologie che oggi non ci sono ancora e che richiedono ricerca e sviluppo; da subito però».

Clicca qui per iscriverti alla newsletter di Transizione ecologica Italia: è gratis!

Ma qual è, al momento, il primo ostacolo, quando si parla di sostituire i combustibili fossili che vengono utilizzati per produrre l’energia elettrica? E, in particolare, quando otterremo questa elettricità da fonti rinnovabili? «Per sfruttare al meglio il potenziale delle fonti rinnovabili e integrarle il più possibile nel sistema» continua Marchisio «è necessario investire nelle infrastrutture di rete e sviluppare gli accumuli. Il sistema elettrico ha tanti vantaggi – le macchine che usano l’elettricità sono molto più efficienti di tutte le altre – ma l’energia non può essere accumulata nei fili, va consumata quando prodotta. Ecco perché l’Energy of things è così importante, perché permette una grande efficienza nel dispacciamento. Semplificando: l’operatore può regolare a distanza la potenza rispetto alla disponibilità e al numero di sistemi collegati».

Energy of things
Il centro nazionale di controllo

Ma se da una parte non possiamo accumulare energia nei cavi, dall’altra, con le rinnovabili, non possiamo produrne a piacimento: «La resa energetica di sole e vento non si può regolare, è dettata dalla natura, quindi quello che possiamo fare per bilanciare il sistema è agire sull’ultimo step della catena, ossia i consumi».

Basterà fare questo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione? «Sì, ma bisognerà andare verso una elettrificazione massiccia dei consumi finali: dalle auto, all’utilizzo delle pompe di calore e della cottura a induzione nelle case…». Ma a quel punto, non avremo problemi di approvvigionamento? «L’energia elettrica è un vettore estremamente efficiente» conclude Marchisio «con i giusti investimenti ce ne sarà a sufficienza per soddisfare tutte le esigenze. La sfida vera è la gestione dei profili di potenza: non è pensabile, ad esempio, mettere in carica contemporaneamente tutte le auto elettriche alle 19.00 proprio quando si perde la produzione solare. L’utente dovrà interloquire con la rete e accettare che la potenza venga gestita in base alla effettiva disponibilità: in assenza di problemi, la colonnina ricaricherà l’auto in breve tempo. In situazioni di scarsità, invece, distribuirà l’energia un po’ alla volta».

 

Necessario un riequilibrio nord-sud

«A livello Paese» racconta Luca Marchisio, responsabile strategia di sistema di Terna «il 2021 è stato un anno chiave, anche per la presa di coscienza degli strumenti che servono per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione, considerando anche la grande sfida delle rinnovabili: come gestire i periodi senza sole né vento? La risorsa chiave, in questo ambito, sono gli accumuli. È in corso di definizione la normativa che disciplinerà le aste per la nuova capacità necessaria. Questo crediamo sia lo strumento di mercato abilitante per dare uno stimolo agli investimenti, fondamentali per la transizione ecologica. Terna è l’operatore di rete nazionale e, come tale, sarà chiamato a bandire le aste e a indicare quantità e localizzazione sul territorio dei nuovi accumuli, affinché questi possano diventare un asset infrastrutturale strategico per il Paese. Facendo riferimento al Pniec (che verrà probabilmente rivisto al rialzo) parliamo di 6mila MW di nuova capacità di accumulo, con una capacità energetica che deve essere tale da erogare la massima potenza per 8 ore».

«È un’infrastruttura che serve al sistema Paese» conclude Marchisio. «Per quanto riguarda le rinnovabili, il MiTE pianificherà le aste dei prossimi cinque anni, definendo i contingenti per zona. Il tema fondamentale è che il nostro Paese ha uno squilibrio importante tra il nord e il sud, con i consumi concentrati a Nord e il maggior potenziale rinnovabile al Sud. Questo divario va gestito in modo intelligente, ricercando il compromesso ideale: ogni volta che si realizza un impianto rinnovabile al sud, vengono sostenuti dei costi perché l’energia va poi portata verso i principali centri di consumo, tipicamente localizzati al centro-nord. Esiste, quindi, un punto di optimum: installando questi impianti solo al sud – dove la disponibilità di vento e sole è maggiore – si arriverà a una soglia dove non sarà più conveniente economicamente. Al nord, invece, c’è meno sole, ma i costi di trasporto sono più bassi. Bisogna, quindi, programmare uno sviluppo intelligente delle rinnovabili, che sia coerente con quello delle infrastrutture di rete, pianificando i volumi per zona geografica: Terna in questo darà certamente il suo contributo».

Richiedi maggiori informazioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

css.php

Benvenuto!

Accedi al tuo account

Non sei ancora registrato?