Borghi sostenibili.
Tra le colline pisane, nell’iconico paesaggio toscano di borghi storici, campi agricoli, boschi, cipressate, si trova un laboratorio di resilienza ambientale, economica e sociale di grande efficacia. È il borgo di Peccioli – «Bandiera arancione» TCI – dove da una ventina d’anni si sono affermati i temi dell’economia circolare, della sostenibilità ambientale e delle fonti energetiche rinnovabili in sintonia con le popolazioni locali. Il punto di partenza? Una discarica di rifiuti solidi urbani che da criticità è stata trasformata in un’opportunità, contestualmente, di rigenerazione paesaggistica ed economica.
UN PATTO CHE FUNZIONA
Cinquemila abitanti e una amministrazione comunale attenta e determinata hanno costruito insieme, sin dal 1997, il cosiddetto «Sistema Peccioli», con l’attivazione una società ad hoc (la società Belvedere Spa) per la gestione della discarica e il relativo recupero ambientale impostato sul riutilizzo e la corretta riorganizzazione delle risorse disponibili: non solo i rifiuti (trattati in lotti di smaltimento, impianti di depurazione, biometano e cogenerazione), non solo fonti rinnovabili (tra fotovoltaico e eolico) ma anche lo stesso paesaggio, rimodellato tra opere di mitigazione e land art sino a realizzare, nel sito della discarica, un anfiteatro per eventi e spettacoli, tra sculture e affreschi colorati (di Naturaliter, Staino, Tremlett). Riattivando e potenziando, così, i servizi ecosistemici e relativi benefici (habitat, regolazione, produzione, cultura, benessere, sicurezza).
E PER GUIDA UNA APP
Il «sistema Peccioli» è diventata ben presto una app che guida i visitatori tra eventi e altre “contaminazioni” anche materiali (sculture, wall drawings, spazi per musica e poesia) in un circuito sempre più esteso che coinvolge frazioni e comuni limitrofi, altri artisti (installazioni e mostre tra le vie e nelle chiese), segnalando percorsi e accessibilità progettate ad hoc, in un circuito per la mobilità sostenibile – e debole – recentemente arricchitosi di passerelle aeree che raccordano il borgo in collina alle aree urbane di pianura tra parcheggi e ascensori.
Ultima e coraggiosa iniziativa è il «Palazzo senza Tempo», progetto di Mario Cucinella Architects che ha recuperato un complesso quattrocentesco riorganizzandone gli spazi interni per residenze artisti, coworking, mostre, un’emeroteca, un auditorium e un caffè ristorante, e – sul fronte esterno affacciato sulla Valle dell’Era – un’ampia e sottile terrazza panoramica protesa nel paesaggio. Inaugurata nel luglio scorso è già divenuta meta di turismo anche internazionale, interessato a visitare anche le installazioni artistiche (Buren e altri) dell’immediato intorno.
(Borghi sostenibili)
Peccioli è un caso virtuoso, costruito nel tempo, con determinazione e coralità di intenti basato anche su un forte partnerariato pubblico-privato e che, sin dai primi anni, ha generato nuova economia e valori identitari condivisi tra le popolazioni locali, necessariamente estendendone il beneficio ben oltre il punto di partenza – la discarica abusiva – anche integrando agricoltura innovativa, produzione energetica, integrazione sociale. Ed è arrivato in Biennale Architettura, Padiglione Italia, portando con sé anche i suoi cittadini (viaggi in bus organizzati dal Comune) per assistere agli approfondimenti e talk tematici che dicono del loro territorio, incrementando quella conoscenza e appartenenza che generano benessere e sicurezza. Oltre all’app «sistema Peccioli», il Comune ha attivato la «Fondazione Peccioliper» (servizi, comunicazione), edita il periodico «Peccioli notizie», il «Rapporto di Sostenibilità Ambientale Economica e Sociale» promuove la mobilità sostenibile anche fornendo veicoli elettrici ai commercianti, partecipa a studi su robotica e domotica con la Scuola di Sant’Anna di Pisa e il CNR, accoglie idee e competenze anche professionali in working village a ospitalità gratuita. Questo, come diversi altri casi analoghi in Italia e nel mondo, rappresenta il corretto leitmotiv per le ulteriori future strategie e azioni da mettere in campo per la transizione ecologica. In una dimensione olistica e complessa che, superando l’intervento spot e settoriale, renda possibile aggiungere anche nelle aree interne – spesso territori a elevata sensibilità ambientale e ancora “vergini” – innovazione compatibile e sostenibile proprio perché fondata sulle stesse caratteristiche e necessità/opportunità del luogo, e su queste costruisce qualità, economia, benessere. (F.V.)