Impianto fotovoltaico sul tetto della cantina: un esempio d’Oltralpe

Impianto fotovoltaico sul tetto della cantina
Impianto fotovoltaico sul tetto della cantina
Firmato da Toutoun Architectes, la cantina Château Valandraud è un esempio di architettura bioclimatica che raggiunge l’obiettivo grazie a diverse soluzioni applicate, fra cui il suo impianto fotovoltaico

Impianto fotovoltaico sul tetto della cantina: Saint-Etienne de Lisse, Nuova Aquitania. In questa zona della Francia, a breve distanza da Bordeaux e parte di una delle più note regioni vinicole francesi, gli architetti Hugues ed Edouard Touton hanno sviluppato il progetto di ampliamento per la cantina Château Valandraud. Obiettivo: realizzare un involucro efficiente e a basso impatto, mettendo in pratica diverse tecniche costruttive e soluzioni impiantistiche.

Scheda progetto

Progettisti: Hugues Touton & Edouard Touton
Inaugurazione: 2020
Area di progetto: 1.182 m²
Luogo: Saint-Etienne-de-Lisse (33), Francia

IMPIANTO FOTOVOLTAICO SUL TETTO DELLA CANTINA: I DETTAGLI

Entrando nel dettaglio, il percorso progettuale è cominciato dando al paesaggio il ruolo di primo piano, tanto nelle scelte costruttive – influenzate dall’orografia – quanto nella decisione di installare gli impianti senza utilizzare suolo nuovo. «Per limitare la presenza nel paesaggio della struttura», spiegano i progettisti, «il nuovo edificio, parte della cantina esistente, è stato costruito seguendo la muratura curva di un terrapieno esistente e la parte emergente si ispira alla tipologia agricola della regione».

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Ma non solo: la composizione degli spazi all’interno del volume sfrutta la topografia del sito – e quindi i suoi dislivelli – associandoli alle varie tappe della vinificazione anche per gravità: l’uva vendemmiata viene consegnata sotto un vasto porticato, in comunicazione con le passerelle della tinaia (cioè il locale dedicato alla fermentazione in tini), a sua volta collegato con le cantine di invecchiamento.

IMPIANTO FOTOVOLTAICO SUL TETTO DELLA CANTINA: GIÙ I CONSUMI

Altre tre soluzioni costruttive collaborano nel contenere i consumi: il tetto verde e la muratura di pietra rafforzano l’inerzia termica della struttura mentre favoriscono lo sviluppo di fauna e flora; l’inserimento di aperture sincronizzate con le condizioni meteorologiche consentono la ventilazione e l’illuminazione naturali e la galleria scavata contro terra regola la temperatura delle cantine. Non ultimo, l’impianto fotovoltaico che consente all’edificio di essere energeticamente autonomo. Installato sul lato sud, è stato posato sul telaio metallico che poggia su pilastri in pietra e si integra nel contesto senza richiedere il consumo di terreno agricolo.

IMPIANTO FOTOVOLTAICO SUL TETTO DELLA CANTINA: PROGETTISTI IN SECONDO PIANO

Un insieme di soluzioni che fa del progetto per Château Valandraud un esempio di architettura “virtuosa” e integrata. «La nostra architettura – dicono sempre i progettisti – spinge verso l’inserimento armonico degli edifici nella realtà dei loro contesti fisici e culturali e tende a mettere l’architetto in secondo piano, perché l’opera da costruire vuole essere parte della realtà collettiva, evitando l’eccesso per mostrare un “realismo calmo”. Non si tratta di rincorrere l’evidente paradosso di voler essere i più modesti, occorre esserlo in modo naturale, rimanendo consapevoli dell’immensa qualità dei nostri paesaggi e dell’opera dei nostri antichi predecessori”, chiudono Hugues ed Edouard Touton (le foto del servizio sono di Denis Lacharme).

(Impianto fotovoltaico sul tetto della cantina)

Il parco agrisolare per 375mila kW

È stato firmato lo scorso 25 marzo il decreto che comprende indicazione sulla misura del PNRR per il “parco agrisolare”, l’iniziativa che intende ridurre i consumi energetici del settore agroalimentare riqualificando le strutture produttive e utilizzando le coperture degli edifici esistenti per installarvi pannelli fotovoltaici. L’obiettivo finale è quello di raggiungere, entro il 2026, una potenza installata pari ad almeno 375mila kW e di raggiungere questa cifra senza consumare nuovo suolo ma, anzi, riqualificando contemporaneamente le strutture esistenti. Fra le operazioni contestuali, la rimozione dell’eternit e dell’amianto dai tetti, come anche interventi per migliorare la coibentazione e l’aerazione delle stalle, raggiungendo il duplice traguardo di riqualificare le architetture e migliorare il benessere degli animali. Il programma prevede che entro dicembre 2022 si individuino i progetti che beneficeranno di almeno il 30% delle risorse finanziarie disponibili. (A.S.)

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